
Il giorno blu è uno dei tipici paesaggi ambigui per i quali Yves Tanguy è conosciuto e che, secondo il suo amico e collega surrealista il poeta André Breton, sono rappresentazioni concrete dell’inconscio. I dipinti del pittore francese sono viaggi su pianeti sconosciuti popolati da strane creature viventi. Un risultato in parte dovuto al suo processo creativo. Per realizzare tele come questa prima di tutto l’artista applicò uno strato di pittura a olio con grandi pennellate orizzontali, mescolando la vernice per creare una gradazione uniforme. Lo sfondo passa così dal nero in primo piano al grigio e bianco al centro, per arrivare a una foschia blu chiara nella parte superiore della tela. Questa zona più in alto sembra suggerire il cielo anche se manca una linea d’orizzonte reale.
Su questo fondo Tanguy, usando una vernice a olio più densa, presa direttamente dal tubetto in alcuni casi, aggiunse le strane forme biomorfe. In contrasto con i toni leggeri del paesaggio, le figure sono raffigurate con colori vivaci come il giallo, il blu e il magenta. Queste forme composite sono illuminate da una fonte di luce collocata in basso a destra, ma a noi invisibile. Tanguy come molti altri surrealisti fece sua la tecnica dell’automatismo come mezzo per trasferire sulla tela gli impulsi interiori, annullando la mediazione della coscienza. Il Primo manifesto surrealista di André Breton del 1924 invitò gli artisti ad esplorare l’inconscio sfruttando l’automatismo psichico puro, il metodo per rendere l’artista un veggente capace di rendere concreta la visione del suo mondo interiore. Pittori come Salvador Dalí, René Magritte e Paul Delvaux raffigurarono paesaggi onirici enigmatici e fantastici partendo proprio da questi principi surrealisti.
Yves Tanguy e il paesaggio dell’infanzia
Le forme che popolano l’onirico paesaggio desertico di quest’opera sono state senza dubbio ispirate dal paesaggio dell’infanzia di Tanguy. L’artista trascorse le prime estati della sua vita nel paese di Locronan, nella regione di Finistère in Bretagna, il punto più occidentale della Francia. Il paesaggio del Finistère è popolato da menhir e dolmen preistorici enormi, pietre lavorate e composte dall’uomo in ere lontanissime che fornirono l’ispirazione per le complesse figure di Tanguy. I miti e leggende celtiche legate a questi luoghi come la storia della mitica città di Ys, sprofondata nel mare, certamente ispirarono i paesaggi dell’artista. In fondo ai surrealisti la preistoria trasmise la sensazione di uno stato primordiale non vincolato dalle convenzioni della percezione e della rappresentazione moderna. Un ponte verso le nostre origini, verso l’inconscio.
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C.C.
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