
Nell’architettura giapponese tradizionale le stanze erano divise dai cosiddetti fusuma, dei pannelli montati su binari che funzionavano come porte scorrevoli. Altri divisori, chiamati byobu, potevano essere spostati ed erano realizzati come pannelli pieghevoli, formati da un’intelaiatura di legno ricoperta da strati di carta. In genere si producevano a coppie, con due, quattro, sei o otto ripiegature attorno a un cardine, a seconda della lunghezza desiderata.
Questo tipo di mobilio divenne di moda durante il periodo dei Monoyama, in cui gli artisti trovarono nuovi committenti, spesso di estrazione militare. Questa coppia di paraventi ha sei piegature. Fu dipinta con inchiostro monocolore da Hasegawa Tohaku, autore formatosi a Kyoto. Vedeva in sé stesso l’erede del maggiore esponente della pittura a inchiostro Zen del secolo precedente. Sebbene Tohaku avesse studiato la pittura della tradizione cinese nel tempio Zen di Daitoku-ji a Kyoto, egli era un artista versatile, che riuscì a realizzare, secondo un’ampia gamma di stili, paraventi di grandi dimensioni.
Questi, dipinti durante la fase tarda di Tohaku, erano probabilmente destinati a un monastero. Si vedono i profili bruni degli alti alberi di pino emergere dalla densa foschia mattutina che li avvolge. Gli alberi più lontani sono appena percepibili e lasciano intuire un paesaggio onirico, misterioso e ovattato. I pini in primo piano sono dipinti con inchiostro scuro. La pennellata asciutta ed energica rasenta l’astrazione se esaminata in dettaglio. Questi alberi monumentali sono simbolo di longevità nella pittura dell’Estremo Oriente. I pini di Tohaku sono alti, sottili e dallo stile impressionistico. La profondità dello spazio è suggerita dal colore chiaro dell’inchiostro umido usato per alcuni alberi sullo sfondo.
Posti al di sopra degli alberi più scuri, in primo piano, questi dirigono lo sguardo in lontananza. L’atmosfera rarefatta invita lo spettatore a fermarsi a meditare. L’assenza di immagini tipica della pittura Zen crea tensione nella composizione e stimola l’immaginazione di chi guarda. Il gusto Zen per la semplicità era condiviso da una cerchia di intellettuali che detestavano l’ostentazione crassa della ricchezza da parte dei leader militari. Nell’opera di Tohaku continua a prevalere una forte influenza Zen. Gli spazi vuoti all’interno del disegno invitano alla serena contemplazione.
C.C.
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