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Correggio, Danae, 1530 |
L’opera rimase a Mantova fino alla metà del XVI secolo, poi fu venduta nel 1603 all'ambasciatore dell’imperatore Rodolfo II; passò a Stoccolma come bottino di guerra nel 1652 e in seguito fu portata a Roma da Cristina, regina di Svezia; infine arrivò a Parigi nel 1721 dove fu comperata sul mercato antiquario da Camillo Borghese. C’è da stupirsi che sia ancora tutta intera.
Il dipinto rappresenta un episodio del poema le Metamorfosi del poeta romano Ovidio: Danae, figlia di Acrisio re di Argo, venne rinchiusa dal padre in una torre di bronzo perché un oracolo aveva predetto che Acrisio sarebbe stato ucciso da un suo nipote. Correggio coglie il momento in cui la giovane donna si congiunge a Giove trasformato in pioggia d'oro per raggiungerla nella torre. Dalla loro unione nascerà Perseo.
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L’artista pone al centro della scena il letto su cui è languidamente adagiata Danae, dalle forme burrose e dalla pelle candida. Un giovane cupido scosta delicatamente il lenzuolo per permettere alla pioggia dorata, proveniente dalla nuvola nel centro della stanza, di fecondare Danae. Ai piedi del letto due amorini, uno con le ali e l’altro senza, testano la resistenza di due frecce, che rappresentano l’amore, su una pietra. I due amori che simbolicamente mettono alla prova sono quello fisico e quello spirituale. Quale dei due resisterà di più?
Tutto è ambientato in una stanza che potrebbe tranquillamente essere una camera da letto di un palazzo rinascimentale italiano. L’ambiente si apre a sinistra con un’ampia finestra dalla quale scorgiamo un paesaggio nel quale spunta un edificio non finito. L'atmosfera della scena è intima e serena, i colori sono caldi e vibranti, le ombre leggere e sfumate. Lasciatevi quindi trasportare nella morbida sensualità dell’opera di uno dei più grandi artisti del Cinquecento.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui