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Elizabeth Siddal

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Vi parlai già in passato di una musa legata al movimento preraffaellita, Jane Burden, ma non fu l'unica stella ispiratrice del gruppo di artisti raccolti intorno a Dante Gabriel Rossetti.
Anche Elizabeth Siddal fece la sua parte, da modella, da poetessa e da pittrice.
Elizabeth nacque il 25 luglio 1829 in una famiglia del ceto medio e fu la terza di ben otto figli. I suoi genitori possedevano un negozio nel centro di Londra, dove il padre, Charles Crooke Siddall, produceva coltelli. Elizabeth, o meglio Lizzie (come veniva chiamata), insieme alle tre sorelle più piccole, si diede da fare molto presto, cominciando a lavorare come modista in una bottega di Cranbourne Alley.

A questo punto le fonti ci danno due possibili versioni: la prima ci racconta di un grande cambiamento che avvenne quando Lizzie, al lavoro nella bottega di Cranbourne Alley, fu notata dal giovane pittore Walter Howell Deverell che, rapito dalla sua bellezza, la scelse come modella nel ruolo di Viola nel dipinto La dodicesima notte. La seconda versione dei fatti invece, più credibile, ci narra una Lizzie sarta per la famiglia Deverell e solo in un secondo momento venne presentata dal padre al figlio pittore, forse dopo aver visto dei disegni della giovane donna.

John Everett Millais, Ofelia, 1851-1852
Al di là di tutte le ipotesi, un fatto è noto: Elizabeth divenne molto presto la modella favorita da tutti gli artisti della confraternita preraffaellita. E così la possiamo ritrovare nei dipinti di William Hunt o in quelli di Rossetti, o ancora nelle opere di John Everett Millais che la ritrasse come Ofelia.
E in particolare proprio a questo dipinto è legato un evento drammatico: il pittore per dare credibilità all'opera, chiese alla giovane musa di posare vestita all'interno di una vasca da bagno scaldata con delle candele. Proprio in una di queste sedute, le candele si spensero e il pittore, intento nel suo lavoro, non se ne accorse ed Elizabeth per il freddo perse i sensi. In fin di vita venne riportata a casa del padre che fuori di sé chiese al pittore un risarcimento di 50 sterline. Cifra vana, perché la salute della giovane donna era già irrimediabilmente compromessa.

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E risale proprio all'anno di questi eventi e cioè il 1852, un incontro travolgente per Lizzie: Dante Gabriel Rossetti. L'artista da quel momento divenne suo amante e maestro, servendosi della giovane anche come modella unica e insuperabile, almeno agli inizi. Elizabeth dal canto suo imparò dall'artista le basi della pittura, arrivando però a superare il maestro nella composizione, nell'originalità ed espressività dei suoi lavori. E a raccontarci tutto ciò è l'autorevole critico e sostenitore dei preraffaelliti, Ruskin che divenne anche il mecenate della giovane musa, comprando molti dei suoi lavori. Ruskin aiutò economicamente la coppia, prestando a Rossetti il denaro per poter curare Lizzie dal suo "esaurimento cerebrale per troppa intensa ed improvvisa fatica", conducendola a Parigi e a Nizza.

L'artista Elizabeth espose per la prima volta, dei disegni e un autoritratto a olio, nel 1857, al salone preraffaellita. Ma a questo punto qualcosa tra lei e Rossetti si incrinò: Lizzie dovette andare spesso fuori Londra per continuare a curarsi e l'artista colse l'occasione per avvalersi di nuove modelle con le quali intrecciò delle relazioni. Per la musa dei preraffaelliti furono momenti duri, poiché si rese conto dei continui tradimenti del suo amante e in più nel 1859 venne a mancare un punto di riferimento importante: suo padre. Cominciò così a fare uso del laudano, un sedativo ricavato dall'oppio, finendo in overdose per la prima volta nel 1860.

Walter Howell Deverell, la dodicesima notte, 1850
Dopo questo tragico evento, Rossetti prese una decisione che lo portò a scontrarsi con tutta la famiglia della Siddal a cui l'artista proprio non piaceva: dopo dieci anni dal loro primo incontro decise di sposare la sua musa, ormai debole, sia nel corpo che nella mente. Convolarono a nozze nel maggio del 1860 e già un anno dopo Lizzie rimase in cinta, ma la figlia nacque, dopo un parto prematuro, morta. A questo dolore si aggiunse altro dolore: Jane Burden-Morris, moglie di William Morris nonché amante e modella di Rossetti, sia prima che dopo il suo matrimonio con Elizabeth, diede alla luce una bella bambina.
A questo punto Lizzie non ce la fece più e nella notte dell'11 febbraio 1862, a soli 32 anni, scrisse un biglietto d'addio e si tolse la vita, bevendo una dose fatale di laudano.

Fu il marito a ritrovare il corpo, accasciato nella loro casa. In preda al panico chiamò l'amico pittore Madox Brown che, per paura dello scandalo di un suicidio e della negata sepoltura cristiana conseguente, distrusse il biglietto di Lizzie. Rossetti volle seppellire, insieme al corpo della sua amata musa, l'unica copia della raccolta di poesie scritte dalla giovane donna. Soffocato dai debiti e dalla povertà, sette anni dopo, il pittore andrà a recuperarle, nel tentativo di racimolare un po' di soldi con la loro pubblicazione. A questo evento è legato un macabro racconto: Rossetti e il suo agente letterario si recarono nel cimitero di Highgate una notte del 1869 con il compito di recuperare il manoscritto. Le persone che parteciparono all'apertura della tomba dissero che il volto e il viso di Elizabeth erano intatti, e che i suoi rossi capelli erano cresciuti tanto da riempire tutta la bara.


L'epilogo drammatico di questa storia non tardò ad arrivare: nel 1872 nel tentativo di raggiungere Lizzie, Dante Gabriel Rossetti assunse un'elevata dose di laudano, ma venne salvato da alcuni amici. La morte giungerà dieci anni dopo, all'età di 53 anni, una fine che colse il pittore in totale solitudine, povertà e follia. Fino alla fine continuò a dipingere la bellezza pura ed eterea nella moglie morta, i suoi capelli rossi e lunghissimi e i suoi lineamenti che tanto aveva amato e tanto aveva tradito.
Il fratello di Dante, William Michael Rossetti, tempo dopo, rese il giusto tributo alla donna che ispirò non solo un artista, ma un intero movimento, pubblicando un saggio su Elizabeth Siddal, e poi, nel 1906, le sue poesie.

Dante Garbiel Rossetti, Beata Beatrix
Di questa fragile donna, forse martoriata dalla tubercolosi o da disordini alimentari o da disturbi psichici o  semplicemente vittima di un uso esagerato di laudano, ci rimane l'arte, quella che seppe ispirare e quella che lei stessa produsse. Tra le sue creazioni vi sono quindici, toccanti e intime poesie che potete leggere in Il vero amore non ci è concesso, curato da Conny Stockhausen, e distribuito da Panda edizioni.
Si tratta di poesie funeree e ballate tristissime, dove l’amore e la morte vanno a braccetto, perché in fondo per Lizzie l'amore segnò la strada verso la sua triste morte.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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