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Antonio Canova, ritratto di Paolina Borghese come Venere vincitrice, 1808 |
Si tratta quindi di una rappresentazione allegorica in cui la giovane Paolina viene immortalata nei panni di una divinità, per celebrare la sua virtù e la sua bellezza. La scultura fu commissionata dal marito della donna, il principe Camillo Borghese, e scolpita a Roma tra il 1805 e il 1808. Non si sa se Paolina posò nuda per l’artista o se piuttosto Canova non abbia fatto altro che inserire il ritratto della donna su un corpo realizzato seguendo i canoni di bellezza neoclassica.
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L’opera viaggiò molto prima di trovare la sua collocazione definitiva a Galleria Borghese. Una volta completata, raggiunse la dimora di Camillo Borghese a Torino, dove rimase fino al 1814. Alla caduta di Napoleone fu spostata a Genova e, via mare, raggiunse Roma. La statua fu esposta a palazzo Borghese, dove la si poteva osservare anche di notte, illuminata da fiaccole: era così messa in risalto la raffinatezza del marmo e la patinatura finale a cera data da Canova. Dopo un breve periodo in cui l’opera fu mostrata a villa Pinciana, dal 1889 trovò la sua collocazione definitiva a Galleria Borghese.
Una curiosità: la parte marmorea dell’opera, che termina con il materasso, è appoggiata sulla struttura lignea del letto. All'interno di questo c’è un meccanismo nascosto che permette alla statua di ruotare intorno al proprio asse verticale. Nel 1953 al letto furono aggiunte due zampe di leone. L’aspetto più sorprendente di questo ritratto di Paolina è il modo in cui Canova seppe rendere materiali e superfici diverse: dalla pelle vellutata della donna, ai morbidi cuscini, al leggero tessuto che si adagia sulle gambe. Si può veramente dire che il marmo prende vita.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui