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Giovanni Bellini: piccola guida per conoscere l’artista

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Giovanni BelliniCapostipite della scuola veneziana e uno dei più grandi e influenti artisti del rinascimento, Giovanni Bellini rese Venezia una città in grado di rivaleggiare con Firenze e Roma, in quanto a importanza artistica. Un innovatore per quanto riguarda la scelta dei soggetti e le tecniche utilizzate. Giovanni proveniva da un’importante famiglia di pittori. Suo padre Jacopo fu a capo della bottega di famiglia fino alla morte avvenuta intorno al 1470. Il fratello Gentile, era molto apprezzato per le grandi tele che realizzò per sedi pubbliche, e frequentò la corte del sultano a Costantinopoli tra il 1478 e il 1481.

Probabilmente Giovanni fu istruito dal padre, ma la maggiore influenza negli anni della sua formazione venne dal cognato Mantegna. Un’altra figura che influì sulla sua opera fu Antonello da Messina che si trovò a Venezia tra il 1475 e il 1476. Bellini ne ammirò l’abilità nella nuova tecnica della pittura a olio. Bellini eseguì splendidi ritratti e alcuni dipinti allegorici e mitologici, dipinse anche scene della storia di Venezia per il Palazzo dei Dogi. Ma rimase soprattutto un pittore di scene religiose e il suo soggetto più tipico fu la Madonna col bambino e solo Raffaello lo raggiunse per varietà e qualità del soggetto.

Il ritratto e la SerenissimaUn altro soggetto amato da Giovanni è quello del Cristo morto, che ben si addiceva a rendere la combinazione di gravità e tenerezza nella quale eccelleva. Raramente affrontò soggetti con una forte componente narrativa, perché il suo interesse era rivolto più alla resa dell’atmosfera che all’azione. La scelta anticonformista dei soggetti rese Bellini uno dei pittori più originali del suo tempo. Seppe unire paesaggi pieni di poesia e allegorie al classico repertorio di episodi religiosi. Inoltre abbandonò la tradizionale tecnica della tempera all’uovo per dipingere ad olio e fu uno dei primi artisti italiani a farlo.

Giovanni Bellini, donna allo specchio
Giovanni Bellini, donna allo specchio

A dispetto della sua fama, la carriera di Giovanni è poco documentata. Pare che abbia vissuto una vita dedicata esclusivamente alla pittura, forse senza nemmeno mai uscire dal Veneto, e le informazioni biografiche che lo riguardano sono solo frammentarie. Pochi dipinti di Giovanni sono datati o databili in modo convincente, con prove documentarie. Perciò la sua evoluzione stilistica si può seguire per linee generali più che in dettaglio. Sappiamo che nell’arco di 50 anni il suo stile si evolse da un rigido linearismo a una morbida compostezza classica. Bellini fondò anche un’importante bottega i cui allievi principali furono Giorgione e Tiziano. Come era uso a quei tempi, il maestro firmava tutti i lavori realizzati nella bottega. Oggi si distinguono i dipinti di bellini da quelli degli allievi, ma all’epoca venivano tutti valutati come l’opera del maestro.

Giovanni Bellini, orazione nell’orto
Giovanni Bellini, orazione nell’orto

Fino alla fine della sua lunga vita continuò ad assorbire nuove idee. All’anno prima della sua morte, avvenuta nel 1516, risale l’onirico Donna allo specchio, molto influenzato dall’opera di Giorgione, molto più giovane di lui. In questa bellissima opera, il volto dai lineamenti idealizzati e il paesaggio sullo sfondo possono ricordare i dipinti religiosi dell’artista. Ma il fine del dipinto non è creare un oggetto di devozione; si tratta di un nudo che offre un ideale profano di bellezza femminile. Bellini rimase comunque sempre sé stesso, assimilando idee e fondendole in una sintesi armoniosa. Una curiosità: l’Orazione nell’orto è la prima opera nella pittura italiana in ci viene riprodotta la luce dell’aurora. L’uso che fece Bellini del rosa pallido ispirò il nome del cocktail a base di prosecco, chiamato per l’appunto “Bellini”.

Bellini può essere chiamato la primavera del Mondo della pittura

Marco Boschini

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Conoscevi già Giovanni Bellini? se vuoi saperne di più dai un’occhiata agli altri post su di lui ➡ www.artesplorando.it/tag/giovanni-bellini

C.C.

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Diego Rivera, le bock

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Diego Rivera, le bock
Diego Rivera, le bock

In anni recenti, quantomeno in Europa, la fama di Diego Rivera è stata un po’ offuscata dalla sua compagna di vita, nonché moglie per ben due volte, l’artista Frida Kahlo. Nonostante ciò Diego Rivera resta uno dei più celebri artisti messicani di sempre, grande interprete della pittura monumentale ad affresco. Nel 1907, poco più che ventenne, Diego Rivera arrivò in Europa grazie a una borsa di studio, e dopo un primo soggiorno a Madrid, si stabilì a Parigi, dove prese contatto con gli artisti più importanti delle avanguardie. In questo periodo frequentò gli ambienti culturali dei cafè parigini, rimanendo colpito in maniera particolare dal movimento cubista. Pochi anni più tardi però, a causa dell’atmosfera di guerra che già si respirava a Parigi, Rivera, come molti altri artisti, si trasferì in Spagna, dove focalizzò la sua carriera proprio sull’arte cubista.

Le premesse e l’ideologia pittorica del cubismo furono sviluppate precedentemente da tre grandi artisti: Pablo Picasso, Georges Braque e Juan Gris. Le loro opere rinunciarono alla profondità e alla prospettiva, semplificarono i contorni e scomposero gli oggetti riducendoli a semplici forme geometriche. Rivera passò quasi in punta di piedi dalla prima fase cubista, definita “analitica”, in cui gli oggetti sono frammentati e il colore è quasi assente, aderendo con più convinzione al cubismo “sintetico”, in cui l’immagine veniva costruita con una maggiore ricchezza di colori e di materiali diversi dalla pittura. L’opera che vedete qui fu realizzata da Rivera proprio durante il suo periodo cubista, nel 1917.

Diego Rivera cubista

In questo contesto è notevole la preferenza dell’artista per i colori vivaci a scapito dei toni spenti, grigi e marroncini proposti da Picasso e Braque. Tutto ciò anche se colorazioni accese erano già presenti in alcune delle più importanti composizioni cubiste del 1915 di un altro dei padri di questa corrente, Juan Gris. L’opera Le bock, prende il suo titolo dal nome di una birra tedesca dal gusto particolarmente forte. Dopo una prima attenta osservazione vi potrà apparire chiaro come l’immagine rappresenti proprio un boccale di birra con il suo spesso vetro, pieno di bollicine e ricco di schiuma.

Questo grosso bicchiere è appoggiato su un tavolino con accanto un piccolo coltello. Ci colpisce particolarmente l’esplosione di colori, con gli intensi blu e gli arancioni. Colori che creano un forte contrasto tra il fondo e il boccale di birra. Forse tutta l’opera rappresenta proprio un omaggio a Juan Gris che per primo introdusse i colori accesi all’interno delle opere cubiste.

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Se l’opera ti è piaciuta, scopri di più riguardo al cubismo e segui il link www.artesplorando.it/tag/cubismo

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Lorenzo Lotto, Marsilio Cassotti e la sua sposa Faustina

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Lorenzo Lotto, Marsilio Cassotti e la sua sposa Faustina
Lorenzo Lotto, Marsilio Cassotti e la sua sposa Faustina

Una cosa è indubbia: Lorenzo Lotto è uno dei più intriganti e originali artisti del XVI secolo. Nei suoi ritratti le pose, le espressioni e l’uso della luce non sono mai banali. Ogni persona rappresentata dall’artista mostra una vita interiore affascinante e a volte tormentata. Lotto è interessato alla rappresentazione precisa della realtà, ai lineamenti dei personaggi e ai cosiddetti “moti dell’anima”. Dopo aver viaggiato a lungo attraverso la penisola italiana in cerca di clienti, verso il 1513 il pittore si stabilì a Bergamo, nel nord Italia.

Qui dipinse per famiglie potenti della zona, come appunto i Cassotti, e arriviamo così all’opera che sta di fronte a voi. È un ritratto nuziale, genere che trova le sue origini nel nord Europa e che, prima del Lotto, non si era visto in Italia. In questo genere di dipinti i due novelli sposi, esattamente come accade al giorno d’oggi, posano insieme davanti al pittore, ruolo ormai ricoperto dal fotografo. Quella di lui era una famiglia arricchitasi con il commercio di stoffe e usò dipinti come questo per lasciare le prove della propria ascesa sociale. Questo ritratto di coppia, infatti, mostra il trionfo dei Cassotti che, con il matrimonio di Marsilio, si legarono a una nobile famiglia locale, quella di Faustina.

Lorenzo Lotto e la celebrazione del matrimonio

In questo dipinto Lotto illustra il culmine della cerimonia. Lo scambio di voti attraverso gli anelli. Marsilio è vestito con un lussuoso abito nero, indossato sopra a una camicia ricamata, mentre in testa ha una preziosa cuffia di broccato. Faustina ha un elegante abito rosso, il colore preferito per le spose d’allora e una preziosa retina che le raccoglie i capelli. Al collo porta una collana di perle, simbolo di sottomissione al marito. I due sposi hanno anche una posizione che conferma la subordinazione della donna all’uomo. Lui è imponente, rappresentato di fronte mentre lei è più piccola, in posizione defilata e con il capo inclinato in un gesto di condiscendenza.

Ma c’è una nota ironica che il pittore aggiunse. Un Cupido sorridente dietro ai due sposi pone sulle loro spalle un giogo, simbolo degli obblighi e dei doveri di cui i coniugi si fanno carico. La corona d’alloro che ha in capo rappresenta l’eternità del vincolo e le virtù necessarie per mantenerlo intatto. Marsilio si sposò a soli ventun anni, molto presto anche per l’epoca, e forse Lotto con quest’opera volle rappresentare il matrimonio come un capriccio del ragazzo che però, al momento della promessa solenne, ne avvertì tutto il peso.

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Ti è piaciuta l’opera? conoscevi già Lorenzo Lotto? segui il link per conoscere meglio questo artista www.artesplorando.it/tag/lorenzo-lotto

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Georges Braque, bottiglia e frutta

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Georges Braque, bottiglia e frutta
Georges Braque, bottiglia e frutta

Quando si parla di Georges Braque inevitabilmente si finisce per tirare in ballo anche Picasso. I due artisti si conobbero infatti nel 1907, proprio nel periodo in cui Picasso espose il suo celebre dipinto Les Demoiselles d’Avignon che segnò una linea di demarcazione netta nella storia dell’arte. Nonostante in un primo momento Braque rimase sconcertato dalla portata rivoluzionaria dell’opera del pittore spagnolo, presto iniziò a sperimentare producendo nuovi dipinti ispirati ad essa. L’artista, partendo dall’osservazione delle “Demoiselles” di Picasso, iniziò a frammentare le forme e lo spazio. I due pittori lavorarono a stretto contatto e l’affinità stilistica fu tale in questo periodo che a volte è perfino difficile distinguerne le opere dell’uno da quelle dell’altro.

Georges Braque e il cubismo

La collaborazione tra Braque e Picasso durò fino all’inizio della Prima guerra mondiale e diede vita a un nuovo stile pittorico: il cubismo. Le opere cubiste rinunciarono alla profondità, alla prospettiva e scomposero gli oggetti riducendoli a semplici forme geometriche. Non è un caso che proprio un solido geometrico, il cubo, fu alla base del nome di questo movimento. Bottiglia e frutta è una natura morta che per molto tempo rimase di proprietà privata e quindi è poco nota al pubblico. L’opera risale al 1911, anno nel quale Picasso e Braque condivisero le loro esperienze pittoriche a Céret, piccola città francese ai piedi dei monti Pirenei e al confine con la Spagna. Molto vicino alla fase cubista definita “sintetica”, questo dipinto conserva ancora i riferimenti alla realtà, visibili nei diversi dettagli che definiscono la scena.

Scorgiamo alcuni tipi di frutta, tra cui diverse pere e una mela, appoggiate su un tavolo, poi un bicchiere e una bottiglia. Per Braque, oltre all’incontro con Picasso, fu di fondamentale importanza la scoperta dell’arte di Paul Cezanne a cui nel 1907 fu dedicata una mostra celebrativa a Parigi. Cezanne si concentrò molto sulle nature morte cominciando a realizzare forme e spazi che con la loro forte geometrizzazione anticiparono il cubismo. Senza perdere di vista quindi la struttura compositiva delle nature morte di Cezanne, Braque introdusse qui uno degli elementi che costituirono l’identità di tutta la sua produzione: la poesia. L’approccio di Braque infatti fu sempre molto più poetico rispetto a Picasso.  L’artista utilizzò una pennellata a piccoli tocchi accostati, mostrando un interesse continuo per le proprietà della luce e dei colori.

Una curiosità: oltre ai dipinti per cui è noto, Braque fu anche illustratore di libri, scenografo e autore della decorazione per il soffitto della galleria etrusca al museo del Louvre a Parigi.

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Ti è piaciuta l’opera? conoscevi già Georges Braque, segui il link per saperne di più sull’artista ➡ www.artesplorando.it/tag/georges-braque

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Camden Town Group

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Le Artesplorazioni sono una serie di video che vi guideranno tra i movimenti e i temi della storia dell’arte, rispondendo alle 5 domande: cosa, chi, dove, quando e perché. Oggi parliamo del … Camden Town Group!

Camden Town Group

Si tratta di un gruppo di pittori britannici che prese il nome da quello che un tempo era un grigio quartiere popolare di Londra, divenuto noto come soggetto pittorico di Stickert, che vi abitò per diversi anni. Gli artisti del gruppo avevano finalità e stili molto diversi tra loro. I soggetti comprendevano scene di strada, paesaggi, ritratti e nature morte. Molti dei pittori di questo gruppo dipingevano con una tecnica che può essere definita grossomodo come impressionista, fatta di pennellate ampie e tocchi spezzati.

Il video è anche sottotitolato in italiano, inglese, francese e spagnolo. Per i sottotitoli in lingua straniera puoi contribuire anche tu! Segui quindi la playlist “artesplorazioni” per non perderti mai nulla e lascia un commento sotto ai video in cui puoi tu stesso suggerirci opere oppure nuovi temi da trattare in futuro. Il tuo contributo quindi è prezioso. 😊

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Ecco qui le playlist principali:

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➡ Storia dell’arte in pillole: http://bit.ly/2HkVHxp
➡ Quick Art: http://bit.ly/2j7jkvp

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Wasilij Kandinskij, acentrico

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Wasilij Kandinskij, acentrico
Wasilij Kandinskij, acentrico

Una citazione per introdurci a questo dipinto:

Ogni opera nasce così, come nasce il Cosmo, attraverso le catastrofi che dal caotico frastuono degli strumenti vanno a formare una sinfonia. La creazione di un’opera è la creazione del mondo.

Questo scrisse nel 1909 Wasilij Kandinskij nel suo celebre saggio Lo spirituale nell’arte e subito dopo realizzò il primo acquerello astratto della storia. Pittore, disegnatore, insegnante e teorico d’arte, Kandinskij decise di dedicare la propria vita proprio a questa disciplina dopo aver assistito a una mostra in cui vide esposte le opere dell’artista francese impressionista Claude Monet, rinunciando così a una promettente carriera universitaria da insegnante di diritto. Fu quasi una chiamata spirituale. Nel 1896 si trasferì dalla Russia a Monaco, in Germania, per studiare pittura e dopo un periodo iniziale in cui produsse opere che avevano elementi ancora legati alla rappresentazione della realtà, verso il 1910 si dedicò completamente all’astrazione.

Una sera, di ritorno nel suo studio, l’artista non riconobbe uno dei suoi dipinti che era appoggiato sul lato, e vide in esso un’immagine di straordinaria bellezza. Fu in quel momento che percepì con chiarezza che non aveva assolutamente bisogno di inserire un soggetto specifico e chiaro nelle sue opere ma che il colore e la linea fossero mezzi più che sufficienti per esprimere emozioni. Egli non rifiutava completamente la rappresentazione della realtà, ma sosteneva che il vero artista dovesse cercare di esprimere solo i sentimenti profondi ed essenziali, ignorando tutto il resto, ed osservando con attenzione il dipinto che avete di fronte, potete rendervi conto che Kandinskij aveva ragione.

Quiete ed equilibrio in pochi elementi

Bastano pochi elementi per trasmetterci una sensazione di quiete ed equilibrio. Ogni cerchio, linea, colore e forma è in armonia con il tutto. Un’armonia che grazie al colore scuro di fondo ci richiama all’universo. L’opera che vedete qui fu realizzata dall’artista nel 1924 quando, ormai sessantenne, aveva raggiunto fama internazionale. I quadri di questo periodo divennero particolarmente geometrici, con l’inserimento di cerchi, triangoli, forme a freccia e linee ondulate. Proprio come vediamo in quest’opera, dove il pittore, su uno sfondo scuro, ha distribuito una serie di forme geometriche e linee di diversi colori.

Una curiosità: Kandinskij era un grande appassionato di musica, suonava il violoncello e il pianoforte ed era amico di diversi musicisti. L’artista era molto interessato alle analogie e ai legami tra colori e suoni. Non a caso molte sue opere hanno per titolo nomi che richiamano al mondo musicale come “composizione” o “improvvisazione”.

Letture consigliate

➡Vasilij Kandinskij http://bit.ly/2pAaV4D
➡ Vasilij Kandinskij – Lo spirituale nell’arte http://bit.ly/2obssQn

Letture da Artesplorando blog

➡ Der Blaue Reiter, il Cavaliere Azzurro
➡ Astrattismo
➡ Il cavaliere azzurro, Wasilij Kandinskij

C.C.

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René Magritte, il segreto del corteggiamento

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René Magritte, il segreto del corteggiamento
René Magritte, il segreto del corteggiamento

Non c’è dubbio: René Magritte è il pittore che riesce sempre a stranire e a sorprendere lo spettatore. Non a caso, insieme a Paul Delvaux, è ritenuto il maggiore esponente del surrealismo in Belgio. Il surrealismo, a cui quest’opera fa riferimento, fu un movimento culturale che all’inizio del XX secolo coinvolse tutte le arti, i cui temi centrali furono l’inconscio, il sogno, il delirio e l’allucinazione. Magritte rimase sempre fedele al surrealismo, utilizzando un repertorio di immagini ossessive che appaiono in contesti ordinari ma assurdi. Ad esempio sono comuni nelle opere del pittore belga montagne che fluttuano nell’aria o pesci con braccia umane. Ampiamente sfruttate inoltre sono le ambiguità tra gli oggetti reali e la loro rappresentazione o le contrapposizioni come ad esempio scene notturne sotto cieli assolati.

René Magritte, il segreto del corteggiamento

L’opera che vedete qui fu realizzata dall’artista nel 1927 quando si trasferì per qualche anno nei pressi di Parigi per poter partecipare al movimento surrealista francese. Magritte fu sempre infastidito da chi pretendeva spiegazioni riguardo al contenuto delle sue opere, preferendo mantenere il mistero intorno ad esse, sostenendo che erano semplicemente l’espressione di sogni o nevrosi personali. Forse proprio questi due aspetti sono alla base del significato di questo dipinto in cui anche il titolo, “il segreto del corteggiamento” pare non aver alcun senso. Protagoniste della composizione sono delle sagome bianche e irregolari disposte su un pavimento violaceo. Ma ciò che attira la nostra attenzione è al centro del dipinto. Potrebbe essere una ciminiera oppure la canna di una pistola, non si capisce con certezza e questo non fa altro che aumentare il mistero.

Forse quest’opera enigmatica riprende alcuni degli interessi e delle esperienze del pittore, come il suo amore per il cinema o la sua ammirazione per le avventure di Fantomas, personaggio immaginario di romanzi e film, seguito con gioia dagli artisti dell’epoca. Da un altro punto di vista questa tela potrebbe anche racchiudere il ricordo della tragedia personale che visse Magritte nel 1912, quando, appena adolescente, sua madre si suicidò gettandosi in un fiume. L’artista seppe sempre coniugare immaginazione, spontaneità e senso dell’umorismo, producendo opere ispirate fino alla fine dei suoi giorni. James Thrall Soby, storico dell’arte americano sottolineò come nei dipinti di Magritte tutto sembri appropriato a un primo sguardo. Ma poi improvvisamente ci accorgiamo che qualcosa non torna e che gli oggetti, i luoghi e le persone così accostate non hanno apparentemente nessun senso. Anche questo è il mistero del surrealismo.

Continua l’esplorazione

➡ Tutti i post dedicati all’artista
➡ Il mistero dell’esistere. Arte, verità e insignificanza nella riflessione teorica di René Magritte http://amzn.to/2vhaq1N

C.C.

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10 momenti di angeli

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Dieci momenti di angeli, alla scoperta di grandi capolavori della storia dell’arte che forse non vi saranno tutti noti. Nuovo video della serie “10 momenti di …”, realizzato da Artesplorando con lo scopo di offrirvi dei punti di vista originali sull’arte.

Gli angeli sono da sempre presenti nella storia dell’arte. Creature spirituali che però nel corso del tempo hanno subito molte variazioni nella loro raffigurazione. Creature con le ali, spesso bionde, dai tratti androgini. Né maschi, né femmine. Accoglienti e terribili, guerrieri e portatori della parola di Dio. Belli e inquietanti. Da sempre hanno catturato l’attenzione degli artisti e la loro fervida immaginazione che spesso ha portato alla creazione di immagini nuove. Al di là di ciò che sta scritto nelle Sacre Scritture.

10 momenti di angeli

Troverai un breve commento alle seguenti opere:
➡ William Blake, Gli angeli vegliano sul corpo di Cristo nel Sepolcro, 1805
➡ Gustave Moreau, San Sebastiano e l’angelo, 1876
➡ Edward Burne-Jones, Angelo, 1881
➡ Franz Von Stuck, Il Guardiano del Paradiso, 1889
➡ William-Adolphe Bouguereau, La Vergine con gli Angeli, 1900
➡ Giambattista Tiepolo, Abramo e i tre angeli, 1770
➡ Paul Klee, Angelo Nuovo, 1920
➡ Orazio Gentileschi, San Francesco sorretto da un angelo, 1613
➡ Beato Angelico, Annunciazione, 1433-34
➡ Pieter Bruegel il Vecchio, La caduta degli Angeli Ribelli, 1562

Il video è anche sottotitolato in italiano, inglese, francese e spagnolo. Puoi contribuire anche tu a migliorare i sottotitoli in lingua straniera, accedendo nell’apposito spazio del canale Youtube. Segui quindi la playlist “10 momenti di …” per non perderti mai nulla e lascia un commento sotto ai video in cui puoi tu stesso suggerirci opere oppure nuovi temi da trattare in futuro. Il tuo contributo quindi è prezioso. 😊

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Quindi buona lettura, ma anche buona visione!

C.C.

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Man Ray, Indestructible Object

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Man Ray, Indestructible Object
Man Ray, Indestructible Object

Quest’opera ci parla d’amore e di tempo. Il tempo viene scandito in maniera costante, quasi ipnotica, dal metronomo, mentre l’amore, lentamente, col succedersi delle oscillazioni, svanisce. L’autore è Man Ray, pittore, fotografo e grafico statunitense, esponente del movimento culturale Dada, nato agli inizi del ‘900. L’esemplare originale di quest’opera fu realizzato nel 1923, mentre quello che vediamo qui a Madrid è una delle tante versioni successive. L’artista infatti ne realizzò una seconda versione già nel 1932. Quell’anno segnò un momento difficile per la vita di Man Ray che dovette superare una cocente delusione amorosa. Per l’artista le donne rappresentarono sempre la luminosità della vita, diventando di volta in volta ombre e luci, realtà e fantasia.

Man Ray s’innamorò sempre di donne che seppero ispirarlo, scegliendole in funzione della sua arte, non considerandole solo oggetto del desiderio, ma anche parte integrante del processo creativo. Le donne erano la passione che alimentava la sua ispirazione. Per questo motivo l’abbandono dell’amata Lee Miller, fotografa, fotoreporter e modella, segnò per l’artista un momento molto difficile. Lei rappresentava tutto per Man Ray. Un’amante, una collega, una preziosa assistente, una musa ispiratrice e una modella e la rottura tra i due fu devastante. In quest’opera l’artista prende un oggetto di uso comune, il metronomo, strumento usato in musica per misurare il tempo e simbolo del suo trascorrere inevitabile, elevandolo a opera d’arte, inserendovi un frammento di quel viso femminile tanto amato, e in particolare il suo sguardo.

Un ritratto dada di Man Ray

L’occhio che vediamo nel metronomo si apre e si chiude a seconda del punto di vista dal quale osserviamo l’opera. Nella prima versione l’occhio era di un volto anonimo, ma Man Ray, affranto, lo sostituì con un occhio di Lee Miller creando una specie di ritratto che alla luce di questa storia risulta, in effetti, emotivamente molto forte.

Una curiosità. Questa seconda versione ha anche un libretto di istruzioni nel quale ci viene consigliato un lavoretto di bricolage. Vi è scritto di tagliare un occhio a una fotografia che rappresenti una persona che si ha amato, ma che per qualche motivo non si ama più. Questa parte va attaccata al pendolo di un metronomo dopo aver regolato il suo peso in base al tempo che si desidera scandire. Le istruzioni dicono di continuare a guardare il metronomo, come in meditazione, fino al limite della resistenza e infine concludere il tutto, in una specie di rituale, armati di un grosso martello. La sfida è quindi cercare di distruggere l’oggetto in un colpo solo.

Continua l’esplorazione

➡ Tutti i post dedicati all’artista
➡ MAN RAY per SKIRA EDITORE
➡ Man Ray. La fotografia come arte 

C.C.

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Alexander Calder, Carmen

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Alexander Calder, Carmen
Alexander Calder, Carmen18

L’artista statunitense Alexander Calder è principalmente conosciuto per aver inserito elementi mobili all’interno delle proprie opere denominate appunto “mobili”. Con queste particolari sculture, realizzate con materiali diversi, l’artista può tranquillamente essere inserito tra i pionieri dell’arte cinetica, un tipo particolare d’arte contemporanea che mette al centro della propria ricerca il movimento. Sebbene le sculture mobili di Calder appaiano come strutture casuali e totalmente arbitrarie, in realtà ci sono regole specifiche da seguire per il collegamento e la disposizione dei singoli elementi. Le sue creazioni più note sono fatte con forme di alluminio dipinte, estremamente leggere, sospese a sottili fili e corde.

Nel suo passato l’artista ebbe una formazione come ingegnere meccanico e solo negli anni Venti iniziò a costruire le sue prime sculture. In particolare Calder cominciò a realizzare opere capaci di spostarsi con i più lievi movimenti dell’aria a partire dal 1934.

Alexander Calder, Carmen

L’opera che vedete qui però non è una delle più classiche dell’artista, infatti non è appesa, ma si tratta di una scultura che poggia a terra. È costituita da una parte inferiore fissa che ha la funzione di piedistallo su cui appoggia una struttura in grado di muoversi alla minima brezza. Otto pale d’alluminio, quattro gialle e quattro rosse, collegate tra loro, sono in costante movimento, spinte dalle correnti d’aria. Questo particolare aspetto dà alla scultura un qualche cosa di divertente e gioioso che è parte essenziale nelle opere di Calder. Inoltre c’è un forte e spontaneo contrasto estetico tra la solidità della base, scura, pesante e massiccia e la colorata leggerezza della parte mobile superiore.

Questa scultura realizzata dall’artista nel 1974, due anni prima della sua morte, venne acquisita lo stesso anno dalla collezione statale spagnola e venne installata nel 1992 all’interno del giardino Sabatini dove si trova ora. Carmen è un’opera monumentale che segue lo stile iniziato da Calder nel 1958, anno in cui l’arista realizzò la scultura Spirale per la sede dell’UNESCO a Parigi. Ma perché il nome Carmen? Come altre creazioni dell’artista il titolo corrisponde al nome di una donna che in questo caso costituisce un richiamo alla letteratura e alla musica. La Carmen è infatti un’opera musicale del compositore e pianista francese Georges Bizet, aspetto che rende la scultura una specie di mix tra arte, musica e movimento. Il filosofo, scrittore e drammaturgo francese Jean-Paul Sartre nel 1946 disse queste parole.

Con la sua arte Calder non suggerisce niente, ma cattura la vita genuina, i movimenti e le forme. Le sue sculture mobili non hanno alcun significato, non ti fanno pensare a nulla. Semplicemente sono, questo è tutto.

C.C.

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10 musei da visitare stando a casa

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10 musei da visitare stando a casa

Momento di crisi? tutti a casa per ragioni di forza maggiore? nessun problema la cultura arriva anche a domicilio: ecco quindi 10 musei da visitare stando a casa con tour virtuali e collezioni online. Ve ne sto proponendo uno al giorno sui social di Artesplorando, ma ho pensato di raccoglierli tutti in un post dove potrete trovare anche altri approfondimenti video. Ovviamente è solo una selezione e se vorrete aggiungerne o suggerirne altri, fatelo pure nei commenti!

Pinacoteca di Brera – Milano

La Pinacoteca di Brera a Milano è una delle più grandi gallerie di quadri italiane. È situata nel suggestivo palazzo omonimo, risalente al XVII-XVIII secolo, inizialmente sede di un collegio gesuita. Dopo la soppressione dell’ordine, nel 1772, fu utilizzato da varie istituzioni erudite, tra cui l’Accademia di Belle Arti. Nel 1796 Milano fu occupata da Napoleone, che nel 1805 venne incoronato re d’Italia nella cattedrale e Brera divenne il centro di raccolta di tutti i dipinti del nord Italia che erano stati dislocati in seguito alla soppressione degli ordini religiosi. Venne aperta al pubblico nel 1809. Ancora oggi la collezione è dominata da opere del rinascimento italiano.

➡ https://pinacotecabrera.org/

Galleria degli Uffizi – Firenze

Questo museo rappresenta la principale galleria pubblica fiorentina nonché una delle istituzioni culturali più importanti del nostro paese. Il nucleo della collezione è costituito dal tesoro di opere d’arte posseduto dalla famiglia Medici e raccolto nel corso dei secoli. La costruzione del palazzo degli Uffizi iniziò nel 1560 sotto la guida del Vasari per volere di Cosimo I de’ Medici, granduca di Toscana. Inizialmente l’edificio ospitava gli uffici del governo cittadino, com’è infatti intuibile dal nome. Furono completati nel 1580, ma in realtà nei secoli successivi gli Uffizi subirono modifiche, ampliamenti e ristrutturazioni. L’ultima discendente della famiglia de’ Medici, Anna Maria Luisa, segnò il destino di questo museo. Infatti donò la collezione alla cittadinanza nel 1737 e nei decenni successivi questa venne organizzata e riordinata.

➡ https://www.uffizi.it/mostre-virtuali

Musei Vaticani – Roma

Questa istituzione ospita le enormi collezioni di reperti antichi e di opere d’arte accumulati dal papato fin dall’inizio del XV secolo. Come capi della Chiesa cattolica i papi si sono sempre avvalsi dei migliori artisti di ogni epoca e hanno ricevuto numerosi doni. Di conseguenza le collezioni vaticane sono tra le più vaste e importanti del mondo, collocate in un complesso insieme di edifici tra il palazzo papale e altri annessi. In realtà non si tratta di un museo unitario, ma di una serie di musei attraverso i quali il visitatore compie la sua visita. Un dedalo di stanze, corridoi, gallerie, cortili che già di per se presentano grandi capolavori sotto forma di affreschi, statue, stucchi, pavimenti e molto altro. Tutto ciò fu reso possibile da papa Giulio II.

➡ http://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/collezioni/catalogo-online.html

Museo Archeologico – Atene

È il museo più importante della Grecia, con una delle collezioni più importanti al mondo per quanto riguarda l’arte classica. La cosa certo non vi deve stupire, dato che la Grecia è proprio la culla della civiltà occidentale e l’arte classica ne è uno dei frutti più importanti. Qui troverete esposte splendide opere tra cui grandi capolavori di scultura e di ceramica.

➡ https://www.namuseum.gr/en/collections/

Prado – Madrid

Si tratta del museo nazionale d’arte spagnolo, aperto al pubblico nel 1819. Prado è il termine spagnolo per “prato” e infatti nei pressi del museo si trova un viale alberato di passeggio, chiamato Paseo del Prado. L’edificio in cui si trova il museo era originariamente destinato a ospitare un’accademia di scienze e un museo di storia naturale. Prima che aprisse però venne devastato dall’esercito francese nel 1808. Dopo la restaurazione della monarchia spagnola, Ferdinando VII fece riparare l’edificio e decise la nuova destinazione artistica. Divenne proprietà nazionale dopo il 1868 con la deposizione della regina Isabella II. La maggior parte della collezione deriva dalle collezioni reali costituite nel corso di tre secoli dai monarchi di Spagna, Asburgo e Borboni.

➡ https://www.museodelprado.es/en/the-collection/art-works

Louvre – Parigi

Il Louvre è il museo nazionale e la principale galleria della Francia, ma ha una storia molto lunga. Il primo edificio risale al 1190, quando Filippo secondo decise di erigere una fortezza arsenale per conservare i tesori reali composti da gioielli, armature, manoscritti e molto altro. Poi nel corso dei secoli fu sempre più ampliato diventando vera e propria residenza reale. Nel XVI secolo venne demolito e ricostruito, prendendo nel corso dei decenni successivi l’aspetto che vediamo oggi. Al 1793 risale la sua prima apertura al pubblico come galleria nazionale di Francia. Si dovranno però aspettare gli anni Ottanta del Novecento per vedere un totale riordino e ristrutturazione del museo. La celebre piramide di vetro infatti è opera dell’architetto americano I.M. Pei che ne ridisegnò anche gli spazi interni e la suddivisione in ale tematiche.

➡ https://www.louvre.fr/en/visites-en-ligne

British Museum – Londra

Una ricchissima e diversificata collezione, con magnifiche opere dell’antichità classica, dell’arte medievale, di stampe e disegni e di numerosi altri ambiti.

➡ https://www.britishmuseum.org/collection

Metropolitan Museum – New York

Uno dei più grandi musei del mondo, ricco in quasi tutti i campi delle belle arti applicate, non ultimo nella pittura occidentale, della quale possiede la più completa collezione degli Stati Uniti.

➡ https://www.metmuseum.org/

Hermitage – San Pietroburgo

Si potrebbero e si sono scritti fiumi di parole su questo splendido museo che ha anche ispirato film e lungometraggi. È uno dei più grandi musei del mondo, con collezioni stupefacenti, sia in termini di qualità sia di quantità.

➡ https://www.hermitagemuseum.org/

National Gallery of art – Washington

Insieme al Metropolitan Museum di New York, questa galleria vanta una posizione preminente negli Stati Uniti per quanto riguarda la pittura occidentale. Gli ambiti di maggior rilevanza sono forse quelli dei dipinti francesi e italiani, ma possiede anche superbi esempi di ogni maggiore scuola. La galleria vanta anche importanti collezioni di scultura, arte grafica e arti decorative.

➡ https://www.nga.gov/index.html

C.C.

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National Gallery of Scotland di Edimburgo

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Nuovo video della serie curata da Artesplorando, interamente dedicata ai musei e alla loro esplorazione. In questo approfondimento video scopriremo le 10 opere principali della National Gallery of Scotland di Edimburgo, selezionate secondo i miei gusti. Sarà come fare un viaggio virtuale nelle sale del museo con la mia voce a guidarvi.

National Gallery of Scotland di Edimburgo

La galleria di Edimburgo è di dimensioni modeste se paragonata ad altre raccolte nazionali, ma abbraccia un ambito vasto e possiede splendide opere dei più illustri autori dell’arte europea, oltre a una superba rappresentanza della pittura scozzese. Sono esposte anche sculture e un’importante collezione di disegni che rendono questo museo imperdibile per chi si trova a visitare la città.

➡ Jacopo Bassano, adorazione dei Magi, 1542
➡ Jean-Baptiste-Simeon Chardin, vaso di fiori, 1760-61
➡ Paul Gauguin, Vegetazione tropicale, Martinica, 1887
➡ Vincent van Gogh, Uliveti: cielo blu brillante, 1889
➡ Nicolas Poussin, Ballo della vita humana, 1635 circa
➡ Tiziano Vecellio, Diana e Atteone, 1556-59
➡ Diego Velazquez, Donna anziana che frigge le uova, 1618
➡ Jean-Antoine Watteau, Fêtes Vénitiennes, 1718-19
➡ Leonardo da Vinci, Madonna dei Fusi, 1501 circa
➡ Giovanni Battista Tiepolo, L’incontro di Antonio e Cleopatra, 1746 circa

Il video è sottotitolato in italiano, inglese, francese e spagnolo. Per i sottotitoli in lingua straniera puoi contribuire anche tu! Segui quindi la playlist “Al museo con Artesplorando” per non perderti mai nulla e lascia un commento sotto ai video in cui puoi tu stesso suggerirci opere oppure nuovi temi da trattare in futuro. Il tuo contributo è prezioso. 😊

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Buona visione e buona lettura!

C.C.

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Camille Claudel 1915

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Camille Claudel

Oggi, riprendendo la nostra rubrica tra arte e cinema, vi propongo una breve analisi di un film del 2013 dedicato a una grande e sfortunata artista. Il film di Bruno Dumont è per molti aspetti il suo più scoraggiante, un film profondamente cupo, che colpisce al cuore. Basato su eventi reali, descrive il calvario di Camille Claudel. La grande artista e musa di Auguste Rodin è interpretata con passione da Juliette Binoche, che brilla in un ruolo davvero alla sua altezza. Claudel era una scultrice di grande talento e fu l’amante di Auguste Rodin. Dopo una brillante e scandalosa carriera, Camille subì un crollo nervoso e nel 1913 fu rinchiusa in un manicomio per i restanti 30 anni della sua vita, privata della sua arte, su insistenza del fratello Paul, devotamente cattolico.

La trama in poche righe

Il film è come un trittico in cui Camille occupa due pannelli e Paul uno. Siamo nel 1915 e seguiamo l’esistenza della donna in questo gulag spirituale, praticamente momento per momento. Paul arriva nell’ultimo terzo del film e riceve lo stesso tipo di attenzione data a Camille. Per prima cosa lo vediamo offrire una preghiera rapita e quasi mistica all’alba che ci mostra il suo forte senso cristiano. È certamente difficile trovare nel comportamento di Paul qualcosa di diverso dall’ottusa incomprensione e dall’invidia verso uno spirito più grande: la sorella. Paul, interpretato da Jean-Luc Vincent, è dotato di un’inquietante calma e sicurezza, un formidabile autocontrollo.

Camille ClaudelL’opinione sul film

Parte della bellezza inquietante del film sta nel fatto che non ci invita semplicemente ad arrabbiarci contro l’evidente ingiustizia sociale praticata su Camille Claudel. La Binoche conferisce dignità al suo ruolo, che si esprime in una tragica grandiosità. Ci offre a un certo punto del film un meraviglioso monologo arrabbiato, rivolto al vecchio direttore del manicomio, e una grande scena in cui osserva gli altri pazienti-reclusi della struttura mentre provano una rappresentazione teatrale. All’inizio sorride dell’innocenza degli attori, poi piange al ricordo del suo amato Rodin. Quasi tutto ciò che vede e sente la travolge intensamente. Il calvario subito dalla Claudel fu il terribile spreco di una vita e di un talento che avrebbe potuto essere coltivato e sviluppato verso risultati che non vedremo mai. Paul, il fratello di Camille, vedeva il genio artistico della sorella come il risultato di una vanità auto-imprigionante che andava contro le sue credenze religiose. A Paul fu permesso di contemplare questa idea in libertà, a Camille purtroppo no.

Continua l’esplorazione

La scheda sul film https://www.imdb.com/title/tt2018086/

C.C.

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Juan Gris, ritratto di Madame Josette Gris

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Juan Gris, ritratto di Madame Josette Gris
Juan Gris, ritratto di Madame Josette Gris

L’artista spagnolo Juan Gris venne particolarmente influenzato dal suo collega Picasso, rispetto a lui più vecchio di soli sei anni. I lavori più significativi di Gris vanno ricondotti al cubismo che, alla fine del XIX secolo, inaugurò nuovi modi di concepire l’arte e introdusse diversi rapporti tra l’artista, la società e il mercato. In breve tempo il cubismo divenne il primo movimento d’avanguardia e Gris può oggi essere considerato il più importante pittore cubista dopo i suoi fondatori, Picasso e Braque. Juan Gris concepiva la sua pittura come piatta architettura colorata, prendendo a soggetto immagini a lui vicine come nature morte, paesaggi e ritratti. L’opera che vedete qui è del 1916, l’anno di partenza del cubismo sintetico, una fase del movimento d’avanguardia in cui l’immagine veniva costruita con una maggiore ricchezza di colori e di materiali diversi dalla pittura.

Per Juan Gris segnò l’inizio di una meticolosa rielaborazione del lavoro di alcuni maestri del passato, in particolare Paul Cézanne, Camille Corot e Velázquez. Le tre opere che Juan Gris produsse in questo periodo ispirandosi in particolare a Corot sono tre ritratti femminili: Donna con mandolino, Donna seduta e Ritratto di Madame Josette Gris. Sembra che tutti e tre i dipinti siano basati sull’immagine di Josette, compagna di Juan Gris. Nell’opera che avete di fronte, la donna è seduta su una sedia con alle spalle una sezione di muro la cui parte inferiore è rivestita di legno. L’ombra che Josette getta sulla parete viene utilizzata per dare la sensazione di profondità mentre le sue mani giacciono appoggiate sulle ginocchia.

Un ritratto cubista

Concettualmente e formalmente questo ritratto potrebbe facilmente essere il risultato di un incrocio tra le influenze combinate di Corot e Cézanne. Da Corot Juan Gris prese la struttura piramidale della composizione mentre per la sistemazione e la posa della figura femminile si ispirò ad alcuni dei ritratti che Cézanne fece a sua moglie, in particolare Madame Cézanne sulla poltrona gialla. Ciò è particolarmente evidente per il fatto che in entrambi i dipinti le donne hanno le mani incrociate e appoggiate sulle ginocchia. Gris commentando il proprio modo di fare arte disse:

Cerco di render concreto ciò che è astratto … Cezanne trasforma una bottiglia in un cilindro, io invece creo una particolare bottiglia da un cilindro.

Con questa frase l’artista forse volle dire che le proprie opere partivano da un’immagine costruita nella mente piuttosto che da un oggetto del mondo esterno.

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Robert Delaunay, ritratto di Tristan Tzara

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Robert Delaunay, ritratto di Tristan Tzara

Pittore francese, Robert Delaunay, dopo una fase iniziale in cui dipinse con lo stile degli impressionisti, iniziò a sperimentare percorsi del tutto autonomi. Dal 1906 si concentrò sullo studio del colore, fondamentale nella sua carriera. In particolare l’artista fu sempre attratto dalle grandi superfici di colori contrastanti tra loro, interessandosi anche del rapporto tra colore e movimento. A partire dal 1910 Delaunay contribuì al cubismo, affiancando alle forme geometriche frammentate tipiche di questo movimento, i suoi colori vibranti. L’artista, a differenza di Picasso e Braque, i due più importanti esponenti del cubismo, si interessò alla vita dinamica della città invece che al repertorio di nature morte e ritratti. In particolare è entrata nella storia dell’arte la serie che Delaunay dedicò alla Tour Eiffel in cui il monumento sembra esplodere di colore ed energia.

Dopo il 1920 lentamente le opere dell’artista persero ispirazione, ma la sua casa a Parigi divenne un punto d’incontro per gli artisti dadaisti che con la loro arte posero le basi della contemporaneità, rinnegando i maestri del passato. Non a caso questo dipinto del 1923 è un ritratto del poeta e saggista Tristan Tzara, il fondatore del movimento dada, nonché un caro amico di Robert Delaunay e di sua moglie Sonia. L’opera risale a un periodo in cui il pittore era temporaneamente tornato ai dipinti figurativi i cui soggetti erano ben riconoscibili, prima di dedicarsi definitivamente, a partire dal 1930, all’arte astratta. In questo dipinto Tristan Tzara indossa una sciarpa il cui design era stato fatto da Sonia Delaunay, moglie di Robert. Anche lei era artista, ma impegnata in maniera particolare nella produzione di arazzi e tessuti.

Un ritratto nello stile dell’orfismo

Il ritratto è realizzato con pennellate spesse e colori contrastanti, proprio nello stile messo a punto da Robert Delaunay e anche se il quadro non si rientra pienamente nei parametri del cosiddetto “orfismo”, può certamente essere visto come un erede di questo particolare movimento, sviluppatosi in Francia intorno al 1910 e interessato ai rapporti geometrici e alla forza del colore. Questo ritratto presenta ancora tutte le caratteristiche tipiche di Delaunay come la particolare attenzione al colore, alla geometria e all’applicazione delle regole dei contrasti cromatici. Infatti, insieme a una serie di disegni geometrici astratti utilizzati come decorazioni sulla sciarpa, il volto di Tzara mostra un accostamento di macchie di colore in contrasto tra loro.

Una curiosità: Delaunay fu un artista molto competitivo e cosciente della propria importanza, a tal punto che compilò una lista di tutti gli artisti, anche secondari, che riteneva d’aver influenzato.

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Paul Klee, l’eroe alato

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Paul Klee, l’eroe alato
Paul Klee, l’eroe alato

Lui, Paul Klee, fu molto probabilmente uno degli artisti del XX secolo più creativi e produttivi. Pittore, autore di stampe, insegnante e scrittore d’arte, Klee creò nel corso della sua vita circa 9000 opere. Di solito lavorava con le piccole dimensioni, inizialmente solo ad acquerello. Ma anche a olio e in alcuni casi con tutte e due le tecniche nello stesso dipinto. Klee passò da opere ispirate alla realtà a dipinti astratti ed è per questo che difficilmente lo si può incasellare in una determinata categoria stilistica o movimento artistico. Possiamo però dire che nei primi anni del Novecento si dedicò in particolar modo alle acqueforti.

L’acquaforte è una tecnica di incisione destinata alla stampa in cui l’artista deve riportare il disegno su una lastra metallica ricoperta da uno strato di cera, incidendo con una punta d’acciaio la superficie della cera, per scoprire così il metallo. In seguito si immerge la lastra in una soluzione corrosiva che attacca il metallo non coperto dalla cera, formando il disegno sulla sua superficie. Tolta dal bagno nell’acido e ripulita, la lastra sarà pronta per ricevere l’inchiostro nei solchi così formati, per poi riportarlo sulla carta sotto forma di disegno a stampa. Tra le opere più importanti di Klee ci sono proprio una serie di stampe ad acquaforte rappresentanti immagini bizzarre e satiriche dalle forme stravaganti e distorte.

La serie surrealista di Paul Klee

A questa serie appartiene l’opera che vedete qui, raffigurante uno strano uomo, nato con una sola ala. Nel suo incessante tentativo di volare, la curiosa creatura ha rotto tutti gli arti umani che vediamo malamente steccati o addirittura sostituiti con dei rami. La sua strana storia ci viene raccontata dalla scritta in basso a destra della stampa. Con la sua solenne posa statuaria e asimmetrica e con un tronco d’albero germogliato a sostituirgli una gamba, l’uomo sembra una scultura in rovina. La stampa fu eseguita in un periodo in cui era scoppiata una vera e propria mania per il volo e l’artista non perse l’occasione di darne una sua rappresentazione ironica e tragicomica.

Siamo nel 1903, anno in cui i fratelli Wright, due ingegneri e inventori statunitensi, crearono Flyer, primo velivolo a motore che rimase in volo per ben 12 secondi. Klee considerava il desiderio di volare dell’uomo con un certo scettico sarcasmo e forse anche per questo la strana figura con una sola ala è stata battezzata come l’eroe alato.

Una curiosità: il tema del volo ritornò altre volte nella vita di Klee che durante la Prima guerra mondiale fu impiegato nella pittura delle ali degli aerei tedeschi.

Letture da Artesplorando blog:

➡ www.artesplorando.it/2016/01/surrealismo-tra-inconscio-e-politica-alla-ricerca-di-unesistenza-migliore.html

Letture consigliate:

➡ Surrealismo per Taschen https://amzn.to/2Ufp7Q4
➡ Il surrealismo e la pittura https://amzn.to/2WawZ70
➡ Il surrealismo. Ieri e oggi. Storia, filosofia, politica 03

Buona lettura e buona visione!

C.C.

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Caravaggeschi

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Le Artesplorazioni sono una serie di video che vi guideranno tra i movimenti e i temi della storia dell’arte, rispondendo alle 5 domande: cosa, chi, dove, quando e perché. Oggi parliamo del … Caravaggeschi!

Caravaggeschi

Questo termine è usato per definire i pittori che imitarono Caravaggio agli inizi del XVII secolo. La rivoluzionaria tecnica pittorica, in particolare l’uso drammatico del chiaroscuro, ebbe un’influenza impressionante a Roma durante il primo decennio del secolo, non solo sui pittori italiani, ma anche su pittori di altri paesi che numerosi visitavano l’allora capitale artistica d’Europa. La fama di Caravaggio aveva già oltrepassato i confini italiani nei primi anni del Seicento, quando si cominciò a scrivere sulle qualità del pittore e sul fatto che molti artisti erano stati tanto impressionati dalla novità del suo stile che, specialmente i più giovani, ammiravano ed elogiavano. L’unico imitatore della natura, in grado di creare delle opere come veri e propri miracoli.

Il video è anche sottotitolato in italiano, inglese, francese e spagnolo. Per i sottotitoli in lingua straniera puoi contribuire anche tu! Segui quindi la playlist “artesplorazioni” per non perderti mai nulla e lascia un commento sotto ai video in cui puoi tu stesso suggerirci opere oppure nuovi temi da trattare in futuro. Il tuo contributo quindi è prezioso. 😊

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➡ Studi caravaggeschi. Ediz. illustrata https://amzn.to/2SqavPr

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➡ www.artesplorando.it/tag/caravaggio

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Alexander Calder, fontana di mercurio

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Alexander Calder, fontana di mercurio
Alexander Calder, fontana di mercurio

L’artista statunitense Alexander Calder è principalmente conosciuto per aver inserito elementi mobili all’interno delle proprie opere denominate appunto “mobili”. Con queste particolari sculture, realizzate con materiali diversi, l’artista può tranquillamente essere inserito tra i pionieri dell’arte cinetica, un tipo particolare d’arte contemporanea che mette al centro della propria ricerca il movimento. Sebbene le sculture mobili di Calder appaiano come strutture casuali e totalmente arbitrarie, in realtà ci sono regole specifiche da seguire per il collegamento e la disposizione dei singoli elementi. Le sue creazioni più note sono fatte con forme di alluminio dipinte, estremamente leggere, sospese a sottili fili e corde.

Una fontana di mercurio

Nel suo passato l’artista ebbe una formazione come ingegnere meccanico e solo negli anni Venti iniziò a costruire le sue prime sculture. In particolare Calder cominciò a realizzare opere capaci di spostarsi con i più lievi movimenti dell’aria a partire dal 1934. L’opera che vedete qui però non è una delle più classiche dell’artista, infatti non è appesa, ma si tratta di una fontana. E se pensate che si tratti di una comune fontana vi sbagliate di grosso anche perché funziona con un liquido molto diverso dall’acqua: il mercurio.

Ma serve una premessa. Calder si trovò a Parigi nell’anno in cui numerosi artisti spagnoli stavano ottenendo commissioni per il padiglione della Repubblica spagnola al Salone Internazionale tenutosi nel 1937 nella capitale francese. Calder fu l’unico artista non spagnolo a lavorare nel padiglione, e la sua Fontana di mercurio fu il modo per evidenziare un aspetto economico della guerra civile in corso in Spagna in quegli anni. Le miniere di mercurio di Almadén erano infatti assediate dall’esercito nazionalista del generale Franco.

Questa fontana in realtà è una replica esatta dell’opera fatta sempre da Calder e riproduce la struttura sopra un’ampia piscina di mercurio. La curiosa composizione ha dovuto risolvere alcuni problemi tecnici perché il liquido era parte integrante del lavoro, dovendo generare esso stesso il movimento. Il mercurio, metallo liquido, esce da un tubicino e scorre attraverso una serie di piccole vasche prima di tuffarsi definitivamente nella grande piscina. Le due antenne sospese sopra la vasca, terminanti con placche d’alluminio dipinte di nero e di rosso, si muovono proprio grazie all’ultima cascatella creata dal mercurio. L’antenna più alta, oltre ad avere un grande cerchio rosso, termina con la parola “Almaden”, scritta con un filo di rame. Ciò rappresenta un chiaro riferimento alle miniere spagnole.

C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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Cult-Fiction: cinque imperdibili serie tv fatte ad arte

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When life gives you lemons, make lemonade: mai frase fu più proverbiale per il periodo storico che stiamo attraversando. Approfittando di questi giorni di reclusione obbligata perché non creare un legamento produttivo con il divano e guardare qualche interessante serie tv? La fiction, anche se ci sembra un prodotto molto attuale, nasce sul finire degli anni trenta negli Stati Uniti, prendendo piede nel secondo dopoguerra, tra la fine degli anni quaranta e i primi anni cinquanta. La prima forma di fiction era il cosiddetto live anthology drama di derivazione prettamente teatrale. Dagli anni Settanta si diffusero con successo le soap opera, che oggi vengono analizzate con accezione negativa, ma dalla loro evoluzione, in epoca contemporanea, abbiamo la creazione di contenuti accattivanti e straordinariamente ben riusciti. In questo articolo noi di Artesplorando vi daremo una lista di cinque attualissime Cult-Fiction, serie televisive fatte ad arte che non potete assolutamente perdervi.

5 Cult-Fiction che devi vedere

1 – The Marvelous Mrs. Maisel

Anno: 2017- in produzione
Stagioni: 3
Ideatore: Amy Sherman-Palladino
Dove vederla: Amazon Prime Video

The Marvelous Mrs. Maisel è la punta di diamante degli Amazon Studios, nel suo almanacco vanta 3 Golden Globe e (ben) 16 Emmy Award, ed è considerata una delle migliori serie comedy degli ultimi anni.

Con un ritmo frenetico, la serie offre un quadro energico e incantevole della società di fine anni Cinquanta, denunciandone però, con ironico sarcasmo, anche i suoi limiti e la sua ipocrisia. La trama parla di Midge Maisel (Rachel Brosnahan) una casalinga ebrea che cerca di farsi strada nel mondo della stand-up comedy newyorkese. Sicuramente uno dei fattori vincenti di questa serie televisiva, oltre una marcata trama orizzontale sviluppata su più stagioni, è il graduale percorso di emancipazione compiuto dalla protagonista e il decorso evolutivo dei personaggi che la circondano.

La mano dell’ideatrice, nonché regista, Amy Sherman Palladino è inconfondibile. I dialoghi serratissimi e piani-sequenza vertiginosi conferiscono fluidità al racconto, innestando così nello spettatore la voglia di iniziare subito con l’episodio successivo. Un altro aspetto che particolarmente affascina di Mrs Maisel è la fotografia, curata dal cineasta David Mullen, che ha conferito alle scene colori pastello, giocando con le gradazioni cromatiche della luce e rendendo così ancora più sferzante questa serie che ha tutte le carte in regola per diventare un cult di genere.

2 – Relazioni Pericolose

Anno: 2020
Stagioni: 1
Dove vederla: Sky Arte

A partire dallo scorso marzo Sky Arte ha messo in scena una docu-serie di cinque episodi
incentrata sui legami sentimentali delle personalità di spicco del mondo artistico.
Partendo da Amedeo Modigliani e Jeanne Hébuterne, proseguendo con Robert Capa e Gerda Taro, passando per Man Rey e Lee Miller, la serie vuole analizzare il legame affettivo e professionale delle coppie di artisti accumunati da un tragica sorte. Oltre ciò l’intento di questa incredibile produzione Sky è quello di analizzare il risultato artistico di queste unioni, dimostrando che l’amore può dare sì dolore, ma può anche dar vita a straordinarie opere d’arte destinate a rimanere impresse per l’eternità.

3 Mindhunter

Anno: 2017- in produzione
Stagioni: 2
Ideatore: David Fincher, Joe Penhall
Dove vederla: Netflix

David Fincher, senza scadere nell’iperbole, può essere considerato il Michelangelo del thriller. Il regista, che nella sua straordinaria carriera ha firmato film del calibro di Seven, Fight Club e Alien, nel 2017 con la piattaforma Netflix torna su un argomento già trattato nella pellicola Zodiac (2007), incentrata sull’omonimo serial killer che operò negli anni Sessanta e Settanta negli Stati Uniti. La serie indaga sulle menti criminali tramite le indagini svolte da alcuni agenti membri dell’unità di scienze comportamentali dell’FBI, Bill e Holden, affiancati dalla dottoressa Wendy.

Questi grazie a una sfilza di interviste a celebri pluriomicidi riuscirono a delineare la loro profilatura, una sorta di filo conduttore psicologico che accomunava coloro che commettevano reati in maniera seriale. Sin dalla prima stagione questa serie è stata accolta positivamente dalla critica, ricevendo su Rotten Tomatoes e Metacritic punteggi a dir poco straordinari, questo poiché oltre ad una scrittura ineccepibile ed una trama seducente, Mindhunter non inscena la violenza, bensì la analizza lucidamente, plasmando completamente la struttura narrativa.

Cult-Fiction

4 High Fidelity

Anno: 2020- in produzione
Stagioni: 1
Ideatore: Veronica West, Sarah Kucserka
Dove vederla: Hulu- Streaming

Il reboot del libro di Nick Holby, nonché dell’omonimo e ormai classico film del 2000 non delude le aspettative, questo poiché non si crogiola nel passato, ma al contrario si crea una propria identità. La rielaborazione da una prospettiva femminile è una scelta vincente, Zoe Kravitz, che interpreta Rob, è la proprietaria di un negozio di vinili (il Championship Vinyl), quasi sempre vuoto, ma che sopravvive grazie ai collezionisti di musica. Il pregiato sound di questa serie è creato da altri due personaggi, Simon e Cheril, amici di Rob, nonché dipendenti del negozio, che con le loro bizzarre vicende arricchiscono ulteriormente la trama di Alta Fedeltà. La nota positiva di questa serie è l’incredibile colonna sonora (che potete trovare su Spotify) curata dai Questlove e dalla music supervisor Manish Raval, che torna negli anni novanta, permettendo anche ai giovanissimi di scoprire la grande musica del passato.

Non mancano inoltre gli omaggi al film di Stephen Frears con John Cusack, con rielaborazioni su alcune delle battute più famose. Insomma l’unica cosa insopportabile di questa nuovissima Alta Fedeltà è che ci sono solo dieci episodi da trenta minuti ciascuno e noi siamo sicuri che se inizierete a guardarlo non potrete più farne a meno, come del vostro album preferito.

Cult-Fiction

5 Peaky Blinders

Anno: 2013
Stagioni: 5
Ideatore: Steven Knight
Dove vederla: Netflix

Se si parla di serie televisive fatte ad arte, è un obbligo menzionare Peaky Blinders. Questo prodotto originariamente della BBC e poi passato a Netflix, nel corso degli anni ha conquistato un pubblico vastissimo. Ambientato nell’Inghilterra degli anni Venti, al seguito della Prima Guerra Mondiale. I protagonisti, i cosiddetti Peaky Blinders, sono tre fratelli ex veterani di origine Sinti, che, una volta tornati in patria, riprendono i loro losca attività famigliare. Scommesse, gioco d’azzardo e usura. Il capo del clan, Tommy, interpretato da uno straordinario Cillian Murphy, è un leader avveduto, carismatico e ambizioso.

La scrittura è sicuramente uno dei fattori vincenti di questa serie. Knight compie un lavoro minuzioso su ogni singolo dettaglio compresi i ricorsi storici. La microstoria della banda si intreccia così meravigliosamente nel macrocosmo inglese rendendo la storia ancora più reale. Peaky Blinders è noir, quasi onirico ed i personaggi, con i loro dialoghi così taglienti si fondono perfettamente con l’ambientazione rappresentando magistralmente il modo giusto di fare intrattenimento.

Emanuela Bruschi

Sono Emanuela, storica dell’arte e veneziana d’adozione. I miei interessi vertono specialmente sul rinascimento italiano e il cinema d’autore.

Altre idee tra arte, cult-fiction e cinema dal blog ➡ www.artesplorando.it/tag/arte-e-cinema

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Gallerie Estensi di Modena: nuove visite virtuali interattive

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Gallerie Estensi di Modena

Dai periodi di crisi e di difficoltà possono venire fuori delle idee straordinarie e si possono mettere in atto cambiamenti che abbiano delle ripercussioni positive anche una volta superato quel momento difficile. È quello che sta succedendo alle Gallerie Estensi di Modena. Dal prossimo 14 aprile infatti saranno il primo museo nazionale con guida per una visita virtuale e interattiva con tecnologia 3D, da soli o in gruppo. In parole povere, si potrà passeggiare al museo restando a casa accompagnati da una guida che, mostrandoci le collezioni, interagisce con noi, risponde alle nostre domande. Progetto che è stato possibile grazie al contributo di Fondazione Modena.

Gallerie Estensi di Modena: nuove visite virtuali interattive

Gallerie Estensi di Modena: nuove visite virtuali interattive

Un progetto unico in Italia realizzato dalle Gallerie Estensi in collaborazione con il lab AImagelab del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Si tratta di un sistema di visite virtuali che permette agli utenti, connettendosi dal proprio dispositivo digitale, di passeggiare per le sale del museo accompagnati da una guida. Una possibilità straordinaria di poter godere di una visita immersiva tra i capolavori della Galleria Estense e del Museo Lapidario Estense di Modena attraverso un sistema innovativo che utilizza un’acquisizione a 360° e una ricostruzione 3D delle sale del museo. I visitatori virtuali potranno prenotarsi sul sito del museo con le modalità indicate. Verrà poi inviato loro un link via mail che permetterà il collegamento con la guida/e. Si potranno infine incamminare nelle sale del museo mentre le guide spiegheranno le opere esposte e la tecnologia utilizzata.

Gallerie Estensi di Modena: nuove visite virtuali interattive

La vera novità che rende la visita coinvolgente è che i partecipanti potranno comunicare verbalmente con la guida. Una persona che non solo risponderà alle domande ma potrà anche, all’occasione, mostrare opere e documenti connessi con le collezioni esposte. Aspetto quest’ultimo reso possibile dal lavoro di digitalizzazione messo già in atto dal museo. Si potranno così continuare a offrire i consueti percorsi per le scuole. L’offerta didattica si era infatti bruscamente interrotta a seguito delle restrizioni per l’emergenza sanitaria in corso. Sarà inoltre possibile prenotarsi per le visite guidate domenicali che le Gallerie Estensi già realizzavano e sono previste anche visite a tema.

Per maggiori info vi invito a seguire il link al sito del museo ➡ www.gallerie-estensi.beniculturali.it/

C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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